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Elisabetta Frega ha appena vent'anni e frequenta il secondo anno della facoltà di Lingue e Letterature Straniere quando decide di partire per la Siria per migliorare la lingua araba. È la sua prima esperienza fuori dall'Europa, è entusiasta e preoccupata, ma il popolo siriano la accoglie con calore. In poco tempo a Damasco Elisabetta scopre i colori e le sfumature di una cultura completamente diversa da quelle che aveva conosciuto fino a quel momento: una cultura costruita sulla tradizione, sull'ospitalità e su un immenso patrimonio artistico e architettonico. È un modo di vivere che, una volta rientrata in Italia, la porta inaspettatamente a misurarsi con un profondo rifiuto per superficialità e frivolezze. Presto scopre che la Siria l'ha segnata così tanto e così nel profondo da non poterne più ignorare il richiamo, e decide di ripartire. Una volta laureata torna quindi a Damasco dove trascorrerà altri cinque mesi. In questa nuova esperienza siriana Elisabetta conosce persone, tradizioni, specialità culinarie e luoghi sempre diversi, stringe nuove amicizie e parte alla scoperta della Giordania e del Libano. Ma i tempi la costringeranno a confrontarsi con un nuovo, terribile evento: l'esplosione del conflitto che dilanierà e devasterà il paese. In mezzo all'instabilità politica e alla confusione di notizie, l'autrice riesce comunque a vivere a pieno i suoi ultimi giorni in Siria e a raccontarci la meraviglia di monumenti e siti archeologici visitati appena prima della loro distruzione.